Catania, 16 maggio 2018
Claudia Orlandini
Nell'ambito del progetto triennale "Integrazione della pesca su piccola scala a basso impatto nel Mediterraneo" finanziato dalla Fondazione MAVA, LIFE intende rafforzare la propria presenza sul territorio per fornire un maggiore sostegno alle comunità di pescatori su piccola scala della regione (clicca qui per maggiori informazioni sul progetto). A seguito di un processo di intervista completo Il Prof. Iuri Peri è stato selezionato per aiutare LIFE in questo importante compito in tutta Italia, ma con particolare attenzione alla Sicilia.. Attualmente Iuri lavora come ricercatore presso l'Università di Catania e ha una vasta esperienza in economia agraria. Ha prodotto una serie di importanti lavori in collaborazione con reti di ricerca internazionali incentrati sullo sviluppo rurale sostenibile e sulla pesca su piccola scala. Iuri parla correntemente italiano, inglese e francese e sarà sicuramente un'aggiunta preziosa al team LIFE, facendo sentire la voce dei nostri membri mediterranei e generando cambiamenti positivi sia sul campo che a livello europeo.
Buongiorno Iuri e benvenuto! Cosa ha attirato il tuo interesse per LIFE e perché hai voluto lavorare per la piattaforma?
Sono rimasto molto colpito quando ho letto della visione di LIFE, che condivido profondamente e alla quale spero di poter contribuire, soprattutto nell'ottica di implementare attività a beneficio del settore della piccola pesca nell'Europa meridionale.
Con un passato da ricercatore all'Università di Catania, lei ha svolto un lavoro accademico su diversi aspetti relativi alla dimensione socio-economica della pesca artigianale. Potrebbe descriverci le caratteristiche della pesca artigianale siciliana?
Il settore della piccola pesca siciliana rappresenta 23% della flotta italiana e produce 18% di prodotti ittici nazionali. Pertanto, la flotta siciliana è quella che meglio rappresenta il settore della piccola pesca italiana, sia in termini di capacità (numero di imbarcazioni e stazza) che di attività (in termini di sforzo di pesca e catture). La piccola pesca è la più diffusa in Sicilia e costituisce il segmento più importante in termini di numero di imbarcazioni, rappresentando 67% della flotta siciliana. Occupa il 41,7% della forza lavoro della pesca regionale, con oltre 3.000 pescatori.
La piccola pesca siciliana riflette le dinamiche nazionali, ovvero il drammatico declino del settore, sia in termini di numero di imbarcazioni che di forza lavoro, parallelamente all'invecchiamento dei lavoratori del settore. Sono diversi i fattori che hanno innescato questa evoluzione, come le tendenze generali dei costi, le politiche europee, i cambiamenti nei modelli di consumo e negli stili di vita, l'invecchiamento della popolazione e il costante declino degli stock ittici. Tutto ciò ha contribuito all'erosione del patrimonio culturale costituito dalla pesca artigianale.
Sulla base di quanto appena descritto, quali sono le principali sfide che attendono il settore della piccola scala in Italia e in Sicilia e come può LIFE contribuire a superarle?
Sulla base delle ricerche che ho condotto negli anni passati, sono convinto che per innescare processi di sviluppo positivi occorra, da un lato, effettuare analisi economiche puntuali e, dall'altro, approfondire gli aspetti sociali, politici e istituzionali (cioè legati alla governance) che regolano e influenzano tali processi. Questo è molto vero soprattutto se consideriamo la pesca su piccola scala, che solo da poco tempo è al centro dei dibattiti istituzionali internazionali e regionali. C'è ancora molto lavoro da fare per rafforzare la cooperazione tra i pescatori e costruire un rapporto di fiducia tra pescatori e istituzioni, lavorando insieme per invertire il declino del settore.
Sappiamo che per garantire una gestione efficace della pesca è fondamentale coinvolgere il settore nel processo decisionale e assicurare un approccio dal basso verso l'alto. Come possiamo rafforzare al meglio questo approccio in Italia e in Sicilia?
Sulla base della mia esperienza, ritengo che solo attraverso un impegno concreto con i pescatori e le loro famiglie sia possibile identificare le giuste strategie da condividere con le altre parti interessate, tra cui la società civile, gli accademici e i responsabili politici. Solo attraverso un approccio partecipativo dal basso verso l'alto possiamo creare le condizioni migliori per migliorare il benessere sociale ed economico del settore.
La cogestione è un approccio alla gestione della pesca che, nella maggior parte dei casi studio locali in cui è stata messa in pratica, ha permesso di migliorare la governance e la gestione sostenibile delle risorse ittiche. Avete esempi a livello italiano in cui la cogestione è stata messa in atto con successo e che raccomandereste come best practice da replicare altrove?
La co-gestione è un momento fondamentale nell'individuazione delle strategie per garantire la sostenibilità socio-economica della piccola pesca. In Sicilia, il sistema COGEPA entrato in vigore qualche anno fa si è rivelato un esperimento molto interessante che ha permesso un vero coinvolgimento dei pescatori nella gestione condivisa. Credo che questo modello sia un buon punto di partenza per essere replicato a livello regionale e persino nazionale.
Qual è la prima cosa che farete nell'ambito di LIFE'progetto?
Vorrei iniziare individuando le giuste strategie per rafforzare il capitale umano e sociale nel settore della piccola pesca, che per anni è stato palesemente ignorato dalle istituzioni a tutti i livelli, e che è particolarmente necessario in un'area complessa come il Mediterraneo.
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